Tradotto in 22 lingue e presentato in anteprima mondiale, Rimetti a noi i nostri debiti, diretto da Antonio Morabito e interpretato dalla coppia di attori romani Marco Giallini e Claudio Santamaria, è un film originale Netflix disponibile alla visione sulla piattaforma streaming da venerdì 4 maggio.
Interpretato anche da Flonja Kodheli, Jerzy Stuhr, Maddalena Crippa, Agnieszka Zulewska, Leonardo Nigro, Giorgio Gobbi, Peppino Mazzotta ed Evita Ciri, Rimetti a noi i nostri debiti è prodotto da Amedeo Pagani per La Luna srl, con Marco Belardi per Lotus Production, una società di Leone Film Group, e con Rai Cinema; produttore associato Paolo Genovese, in una coproduzione con Peacock Film (Svizzera), Ska-Ndal Production (Albania), Agresywna Banda (Polonia).
È la storia di Guido (Claudio Santamaria), che sbarca il lunario lavorando come magazziniere, e Franco (Marco Giallini), esperto di recupero crediti. Prima dell’incontro che cambierà, almeno per un po’, le loro vite, i due tirano avanti nella reciproca, metodica e mediocre quotidianità. Guido passa le serate al bar di quartiere davanti a un bicchiere di whisky, sempre lo stesso. È una specie di «canotto sgonfio», come ha scritto Rina (Flonja Kodheli), la nuova barista che sostituisce il titolare Victor, nel quadernetto sul quale si è appuntata tutte le caratteristiche dei clienti del locale. Guido non ha amici, se non un vecchio professore polacco dalle astruse teorie politiche. Franco pure non ha amici. All’apparenza conduce una sana esistenza borghese. Se ne va a correre ogni mattina all’interno del cimitero monumentale del Verano, poi accompagna i figli a scuola e quindi va in banca ad “acquistare” i crediti dell’istituto che poi dovrà recuperare, alla sua maniera, dalla più svariata umanità di debitori. Quando Guido perde il lavoro e anche lui si trova indebitato fino al collo, finisce nel mirino della società in cui è impiegato Franco. Il “canotto sgonfio”, senza presente né futuro, vede un’unica soluzione ai suoi problemi: lavorare anche lui come recuperatore finché non risanerà il debito contratto pagandolo attraverso la propria manodopera. Da quel momento, per lui inizia una sorta di discesa agli inferi. Istruito da Franco, che dopo la diffidenza iniziale pensa di aver trovato finalmente un amico con cui condividere la sua sofferta e contraddittoria malvagità, Guido ha una lenta trasformazione. Da pecora si trasforma in lupo. Ma la coscienza comincia a ululare dentro di lui.
Con Rimetti a noi i nostri debiti, Antonio Morabito, già regista del drammatico Il venditore di medicine (2013), film ambientato nel mondo degli informatori medici, si conferma autore sensibile e acuto. E dotato di un calibrato senso della narrazione. La pellicola, infatti, che dopo le prime battute potrebbe far credere di trovarci dalle parti di una commedia, cambia invece ben presto registro e il tono diventa sempre più duro. Quello di Franco e Guido è un mondo senza speranza. Non che sia meglio quello che c’è al di fuori del microcosmo nel quale i due per qualche istante sembrano sguazzare più o meno consapevolmente e piacevolmente. Franco pensa di aver trovato un equilibrio nella pace apparente della sua bella famiglia e nelle fugaci confessioni in chiesa. Guido è combattuto tra la ritrovata serenità economica e i rimorsi di coscienza. Di fronte a tante persone umiliate e offese da una società che ha tolto loro tutto, non riesce a chiudere gli occhi. Con i quali non riuscirebbe più a sostenere lo sguardo pulito di Rina, della quale si sta piano piano innamorando.