(di Renato Marengo) Lo scorso 11 maggio su Cinecorriere avevamo annunciato Maje, il nuovo lavoro del compositore Marco Testoni realizzato in collaborazione con il fotografo Andrea Bigiarini, un originale esperimento riuscito nel rapporto Immagine e Suono alla cui performance romana (Sala delle Donne – Complesso Monumentale San Giovanni Addolorata, ospite del Klimt Experience) ho avuto il piacere di assistere.
Uno spettacolo unico, originale, un incontro perfetto tra suoni e immagini, una nuova forma di contaminazione molto ben riuscita tra arte visiva e musica. A mio giudizio si tratta di uno dei più riusciti esperimenti sul rapporto artistico tra mondo visivo e mondo sonoro, settore di cui mi occupo sin dagli anni ’70 quando nella mia rubrica L’Immagine del Suono recensivo per Popular Photography copertine di dischi pop e rock, spesso vere e proprie opere d’arte realizzate da artisti come Andy Warhol, Roger Dean, correlandole alla musica che contenevano. Quella di Maje è stata, così come avviene in chimica, una perfetta fusione tra due elementi, fusione che dà vita a un terzo, differente elemento con proprie nuove prerogative: un nuovo soggetto artistico fluttuante con grande armonia unitaria tra musica e immagine.
Più nel dettaglio: Maje è la prima Mobile Art Opera realizzata da un collettivo di musicisti e artisti visuali internazionali progettata e diretta, come dicevo, dal compositore Marco Testoni e dal fotografo Andrea Bigiarini. Un happening multimediale in cui si gioca con l’interazione fra la musica, in parte a colonna sonora in parte live, e le immagini visionarie degli artisti del Nem, il New Era Museum, all’insegna di un nuovo umanesimo. Ma voglio spiegare meglio e lo faccio raccontando l’evento: una vera e propria immersione nelle immagini e nei suoni, è stato quasi come assistere alla proiezione di un film con esecuzione in diretta della colonna sonora finendo letteralmente dentro alle immagini e ai suoni: numerosi proiettori diffondevano foto che tra zoom, tagli, cambio di angolazioni temporizzate con la musica, scritte a comparsa o scorrimento, ripetizioni di particolari programmate in diverso formato, proiettati su pareti, soffitto e pavimento hanno creato per il pubblico una situazione di vera e propria full immersion.
Accanto a Marco Testoni, tastiere handpan elettronica e percussioni, c’era Simone Salza ai sax e clarinetto. Entrambi in perfetto interplay con le parti elettroniche a firma dello stesso Testoni.
Vale la pena ricordare che le immagini proiettate, tutte rigorosamente realizzate su supporti mobili, erano oltre seicento ed erano realizzate dagli artisti del New Era Museum con supporti digitali mobili come smartphone e tablet. E provenienti da tutto il Mondo. Suddivise in quattro veri e propri atti erano disposte a descrivere quattro differenti stati d’animo.
Fra gli artisti coinvolti, ricordiamo: Linda Hollier dagli Emirati Arabi Uniti, che ha introdotto le due serate romane dell’11 e del 12 maggio; Frédéric Deschênes dal Quebec, a sua volta presente agli eventi romani; Manuela Matos Monteiro dal Portogallo, presente all’anteprima fiorentina del 5 aprile scorso insieme all’italiano Gianluca Ricoveri e a Sukru Mehmet Omur e Mehmet Gazioglu dalla Turchia.
Fra gli artisti che hanno prestato anche voce e volto nei video lo stesso Bigiarini, Armineh Hovanesian dalla California e Roger Guetta dal Canada.