Domenica 6 maggio, all’età di 89 anni, se ne è andato Paolo Ferrari, attore e doppiatore romano, nato a Bruxelles nel 1929. Nelle stesse ore, ci ha lasciati Ermanno Olmi, regista e sceneggiatore italiano, cantore del mondo contadino.
Un duplice lutto nel cinema, nello spettacolo e nella cultura italiani, una doppia scomparsa che ci priva di due grandi personaggi, seppur molto diversi tra loro.
Il primo, Paolo Ferrari, era un interprete raffinato ma comunque popolare, che ha legato il suo nome soprattutto al personaggio di Archie Goodwin, l’assistente dell’investigatore Nero Wolfe nell’omonimo sceneggiato televisivo trasmesso sul primo canale televisivo della Rai fra il 1969 e il 1971. Ferrari era noto anche per aver prestato la voce ad Humphrey Bogart nel ridoppiaggio di alcuni film di quest’ultimo (tra gli altri: Il grande sonno, Il mistero del falco, Agguato ai tropici, Acque del sud, I bassifondi di San Francisco, Gli angeli con la faccia sporca), precedentemente doppiati da Bruno Persa. L’ultimo film importante in cui è apparso è stato Manuale d’amore 3 (2011) di Giovanni Veronesi.
Ermanno Olmi, autore di ventitré film e di oltre sessanta fra documentari e cortometraggi, era uno dei registi più autorevoli del cinema italiano a partire dagli anni Sessanta. Sensibile alle sorti degli umili e dei diseredati, ha firmato un capolavoro assoluto nel 1978, L’albero degli zoccoli, lungometraggio dedicato al mondo contadino che si aggiudicò la Palma d’oro all’edizione del Festival di Cannes di quell’anno.
Tanti altri i premi vinti dal regista nel corso della sua ultrasessantennale carriera (il suo primo lavoro, il corto Piccoli calabresi a Suna sul Lago Maggiore, è del 1953). Tra questi: il Leone d’oro per La leggenda del santo bevitore nel 1989 e il Leone alla carriera nel 2008. Il suo ultimo lavoro risale a un anno fa, Vedete, sono uno di voi, documentario su Carlo Maria Martini.