(di Alessandra Pesaturo) Jim Carrey è il suo idolo e un film con Paolo Sorrentino il suo sogno nel cassetto. Carmine Buschini conosciuto al grande pubblico come Leo della serie Braccialetti rossi torna in tv nei panni di Filippo Gravina ne Il capitano Maria al fianco di Vanessa Incontrada. Quattro puntate in onda su Raiuno, per la regia di Andrea Porporati, che raccontano la storia di una donna, ufficiale dei carabinieri, alle prese con la malavita organizzata e il difficile ruolo di madre di due figli.
«Filippo è un ragazzo problematico, ha avuto un’infanzia complicata – racconta il giovane attore romagnolo – ha perso il padre da piccolo ed è cresciuto solo con la mamma. Non comunica facilmente ed è molto insicuro. Vede intorno a sé tanta ingiustizia e corruzione, fa fatica a reagire e a trovare la sua giusta dimensione. Finché non si innamorerà di Luce (Beatrice Grannò, ndr), che nel film è la figlia del capitano Maria Guerra (Vanessa Incontrada, ndr)».
Carmine, hai qualcosa in comune con il tuo personaggio?
Praticamente nulla, come tutti i ragazzi anch’io qualche volta ho voglia di uscire dagli schemi, ma non sono un ribelle. Filippo è una sorta di hacker, uno che non ha voglia di studiare, che qualche volta si droga. Io a scuola andavo bene, anche se non ero un secchione e non ho mai pensato di usare sostanze stupefacenti. Forse se proprio volessi trovare un comune denominatore abbiamo entrambi una spiccata sensibilità.
Come ti sei trovato a lavorare con Vanessa Incontrada?
Molto bene, era la prima volta che recitavo con lei. Oltre a essere una brava attrice, è una donna semplice e generosa sia sul set che fuori. Spesso la sera dopo il lavoro faceva un gesto carino e ci invitava tutti a fare un apericena per socializzare.
Se non avessi intrapreso la carriera d’attore cosa avevi in serbo coem piano B?
Un mese prima di essere confermato nella mia prima fiction, stavo cercando informazioni per arruolarmi nell’Esercito Italiano. Ammiro tanto il lavoro che fanno i soldati. Se non fossi stato preso a Braccialetti rossi magari ora sarei da un’altra parte, forse in zone pericolose a fare peacekeeping (missioni di pace, ndr)».
Visto che volevi intraprendere la carriera militare, ti piacerebbe un ruolo in un film di guerra o d’azione?
Magari, ma per ambire a una parte in divisa devo aspettare di diventare più vecchio, ora come aspetto fisico sarei poco credibile.
Con la terza serie di Braccialetti rossi pensi sia definitivamente esaurita la possibilità di una nuova stagione?
È un punto interrogativo, non è detto che sia conclusa e non è detto continuerà. Per ora non so nulla di preciso, da quello che mi risulta però, tutti gli attori sono impegnati in altri progetti.
Che cosa ti hanno regalato i tre anni di successi e di visibilità di questa fiction?
Non è stata solo il mio trampolino di lancio, ho vissuto un’esperienza magica, importante anche dal punto di vista personale. Ho sfidato me stesso provando a interpretare le scene più difficili e delicate e mi sono arricchito umanamente perché ho riflettuto sul senso della vita. Inoltre avevo sedici anni quando ho iniziato a girare la prima serie, non avevo esperienza di recitazione e solo strada facendo ho iniziato a capire che poteva diventare una professione.
C’è un regista con cui vorresti lavorare?
Mi piacerebbe lavorare con Sorrentino, ho visto tutti i suoi film e spero un giorno di fare un provino con lui».
Recentemente hai avuto un’esperienza da protagonista in teatro, come è stata?
Abbiamo portato in scena La particella di Giuseppe Manfridi per la regia di Francesco Bellomo, un bellissimo spettacolo che mi vedeva in scena con diciannove coetanei. Ci siamo fermati perché sto lavorando ad altro e sono impegnato con la scuola, ma stiamo pensando di portarlo in tournée la prossima stagione.
So che hai da poco finito di girare Figli, quando lo vedremo in tv?
È un film di Giacomo Campiotti e suppongo andrà in onda la prossima stagione. Un’altra bella storia su ragazzi che hanno deciso di allontanarsi dalla mafia e dalla ‘ndrangheta per fare una nuova vita.