(di Silvia Gambirasi) Chi era Aldo Moro? Un politico e un giurista, un marito e un padre, una vittima e un eroe. Tutto questo, sì, ma non solo. Moro era anche un professore. Già, un docente universitario serio e appassionato che si dedicava agli studenti ben oltre i “confini” della Sapienza, l’ateneo romano dove dispensava sapere, presso la facoltà di Scienze politiche, nel periodo finale della sua parabola.
È su questo aspetto della vita del compianto presidente della Democrazia Cristiana, sequestrato il 16 marzo e giustiziato il 9 maggio 1978 dalle Brigate Rosse, che punta i riflettori Aldo Moro – Il Professore, docufiction in onda martedì 8 maggio in prima serata su Raiuno, con Sergio Castellitto nei panni del protagonista.
Un ritratto commovente che alterna la fiction vera e propria con immagini di repertorio dei telegiornali dell’epoca e interviste a giornalisti, politici e testimoni di una delle pagine più nere della storia della Repubblica. Le drammatiche fasi dell’evento, che si consumò nel giro di 55 giorni, vengono rievocate dal punto di vista di quattro studenti, due ragazzi e due ragazze, che avrebbero dovuto sostenere la tesi di laurea con il Professore proprio il giorno in cui fu rapito. Si parte dalla strage di Via Fani, nel corso della quale furono uccisi, crivellati di colpi partiti da abili tiratori, i cinque uomini della scorta e Moro fu prelevato dal commando di brigatisti, ai tentativi di trattativa messi in atto durante la prigionia dell’Onorevole, alle struggenti lettere scritte da quest’ultimo a familiari e politici, alla condanna a morte ed esecuzione. Man mano che si snoda il racconto, emerge chiaramente quanto il caso Moro resti tutt’ora avvolto nel mistero. Troppi enigmi irrisolti e interrogativi senza risposta lasciano intuire che non ci furono solo le Brigate Rosse dietro il crimine, bensì, pezzi di servizi segreti deviati, schegge di criminalità romana, affiliati di Gladio e della loggia massonica P2. Da tempo, Moro, tra gli artefici politici del “compromesso storico” fra Democrazia Cristiana e Partito Comunista, era minacciato di morte, da tempo lui e la sua scorta, in prima linea il maresciallo Leonardi, avevano fatto richiesta di un’auto blindata per la protezione del politico durante i suoi spostamenti da casa, all’università, alle stanze della politica e delle istituzioni. Tali appelli, però, caddero sistematicamente nel vuoto.
Un ottimo, credibile e misurato Sergio Castellitto dà vita a un più che convincente Presidente della Dc, raffinato, mite, onesto, attaccato alla famiglia così come ai suoi studenti e ai suoi ideali. Non sappiamo se e quando la verità sul suo sacrificio verrà a galla, ma una cosa è certa: la docufiction di Raiuno ci restituisce un Aldo Moro, uomo integro e politico di spessore. Un autentico gigante, quanto a statura morale, preparazione culturale e dedizione al bene comune, in un ipotetico, quanto impietoso paragone con il panorama politico dei nostri giorni.