(di Claudia D’Agnone) Dal 1° marzo nelle sale cinematografiche c’è “È arrivato il Broncio”, il nuovo lavoro dei creatori de “L’Era Glaciale 2 – Il disgelo”. Basato sulla serie animata americana “Here Comes the Grump”, andata in onda tra il 1969 e il 1970, il film è diretto da Andres Couturier (“Wizard and Giants”, “Top cat e i gatti combinaguai”) e frutto di una coproduzione tra Regno Unito e Messico. Le voci originali, in inglese, sono di Toby Kebbel, Lily Collins, Ian McShane.
La storia si apre in un mondo immaginario con l’arrivo di Sorriso, mago che con uno schiocco di dita riesce a donare felicità a chiunque. Un inizio che sembra quasi un epilogo, un rapido approdo al “vissero tutti felici e contenti”. In realtà la gioia donata dal mago porta il regno fantastico nel caos e scatena l’ira del sovrano che ordina la sua cattura. Sorriso e la sua amata Mary riusciranno dapprima a fuggire, fino a quando quest’ultima non verrà catturata e spedita in esilio nel mondo reale, una Londra degli anni Settanta.
Un espediente narrativo insolito fino a qualche anno fa, ma che sta prendendo piede nell’animazione moderna, dedicata a bambini che non si accontentano più del “C’era una volta in un mondo lontano”.
E così Sorriso, credendo di essere stato abbandonato dalla sua Mary, diventa Broncio, mentre nel mondo reale Terry, il nipote di Mary, eredita dalla nonna il Luna Park ispirato ai best seller di lei (a loro volta tratti dalla realtà immaginaria da cui proviene). Terry si ritroverà, per caso, nel mondo fantastico e dovrà aiutare la principessa Alba a salvare il suo regno dalla minaccia di Broncio.
Il film punta sul ribaltamento degli stereotipi, nessun personaggio è, in realtà, come dovrebbe essere: Terry non è un principe azzurro, Broncio non è un vero cattivo e la principessa Alba, bionda, bella e piena di energie in attesa di un cavaliere che salvi il suo regno, scoprirà di poter essere molto più di un cliché.
Adatto anche al pubblico degli adolescenti, il film è un continuo richiamo al mondo moderno (twitter, il gps) e i dialoghi non mancano di un sarcasmo forse più comprensibile a un pubblico adulto. Il lieto fine, richiamando il prologo fiabesco, ci riporta a una visione meno edulcorata e più realistica: la felicità non può essere pilotata e non sempre si raggiunge realizzando ciò che ci eravamo prefissi, la vita, spesso, ci sorprende (come accadeva anche nel lungometraggio Disney “Come d’Incanto”).
Nonostante gli spunti moderni, la pellicola appare, dal punto di vista dell’animazione, un po’ indietro, meno spettacolare rispetto alle grandi produzioni Disney-Pixar (“Inside out”,”Up”, “WALL-E”) cui siamo abituati e con una trama fin troppo lineare. L’impressione è che i guizzi restino tali e non vengano cavalcati a dovere. Resta comunque un buon film d’animazione da godersi con tutta la famiglia.