(di Antonella Putignano) Danza con me, lo spettacolo ideato, diretto e danzato da Roberto Bolle, andato in onda lo scorso primo gennaio, è stata la conferma che l’eleganza, il buongusto, non solo non sono noiosi ma innescano una reazione a catena di bramoso desiderio di bellezza. Se per bellezza s’intende la pienezza espressiva, la curiosità dell’anima. A riaffermare ulteriormente questo trend è stato poco dopo il successo di Alberto Angela con le sue Meraviglie a spasso per l’Italia.
Torniamo alla danza e a un passo indietro nella storia della televisione e rendiamo grazie ad una vera signora dell’informazione, della critica televisiva, Vittoria Ottolenghi. Immagino che questo “Temps levè” di Roberto Bolle, in prima serata, a Vittoria Ottolenghi, sarebbe piaciuto molto. La Signora della danza in Tv. Così, ci si ricorda di questa eccellente studiosa e appassionata, che iniziò a scrivere e a interessarsi alla danza a cominciare dalla collaborazione per l’Enciclopedia dello Spettacolo di Silvio D’Amico.
Vittoria Ottolenghi si appassionò al balletto con quel rigore e quella passione che accompagnò tutta la sua vita da critica, autrice televisiva, saggista e sceneggiatrice. Di teatro e di danza, la signora Ottolenghi scriveva tanto, perché sapeva tanto. Collaborò con Paese Sera, L’Espresso, il Resto del Carlino, tra gli altri, e curò diversi e importanti festival. Soprattutto, portò la danza in televisione. Prima con una serie di progetti e poi con la sua memorabile Maratona d’Estate. Un programma che è andato in onda per oltre vent’anni su Raiuno e che ha saputo portare il teatro, la danza, nelle case, non solo di appassionati e addetti ai lavori, ma di tutti. Dai balletti di repertorio più conosciuti alla danza contemporanea d’avanguardia, con coreografi innovativi.
Vittoria Ottolenghi amava il teatro, la cultura in generale. Amica cara di Rudolf Nureyev, continuò a occuparsi delle sue passioni e a seguire i giovani, fino a quel dicembre 2012.
Personalmente, ho avuto la fortuna d’incontrarla. Incrociare i suoi occhi d’azzurro vivo era come fare l’incontro con la grazia. Ma una grazia che sapeva guardare lontano.