Presentato lo scorso 4 ottobre la quattordicesima edizione del Rapporto sulla comunicazione del Censis, che prosegue il monitoraggio dei consumi dei media, misurati nella loro evoluzione dall’inizio degli anni 2000, e l’analisi dei cambiamenti avvenuti nelle diete mediatiche degli italiani. Il Rapporto interpreta gli effetti di questa evoluzione sull’immaginario collettivo, esplorando l’influenza esercitata dai media digitali sui nuovi miti d’oggi. Mentre si superano soglie sempre nuove nei processi di disintermediazione digitale, e l’informazione appare avvitata tra fake news e post-truth in una transizione ancora incompiuta, i social network si affermano sempre più come piattaforme di distribuzione dei contenuti in rete.

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Il rapporto presenta una situazione in crescita che denota una certa maturazione multimediale degli italiani. In particolare gli smartphone sono in costante crescita, radio e televisione stabili, mentre libri e giornali di carta in flessione.

Nel 2017 gli italiani sul web, grazie a smartphone e social network, sono il 75,2% della popolazione, l’1,5% in più rispetto all’anno scorso (e il 29,9% in più rispetto al 2007).

Il cellulare è usato dall’86,9% degli italiani, lo smartphone, in particolare, dal 69,6% del totale (la quota era solo del 15% nel 2009). Gli utenti di WhatsApp (il 65,7%) coincidono praticamente con le persone che usano lo smartphone, mentre circa la metà usa i due social più popolari, Facebook (56,2%) e YouTube (49,6%). Notevole anche il passo in avanti di Instagram, che in due anni ha raddoppiato la sua utenza, passando dal 9,8% del 2015 al 21% di oggi, mentre Twitter resta attestato al 13,6%.

Mentre tra il 2007 e il 2016 il valore dei consumi complessivi degli italiani ha subito una significativa flessione (-3,9% in termini reali), la spesa delle famiglie per gli smartphone ha segnato anno dopo anno un vero e proprio boom: +190% nel periodo 2007-2016, per un valore di poco meno di 6 miliardi di euro nell’ultimo anno. Anche gli acquisti di computer hanno registrato un rialzo (+45,8% nel periodo) mentre i servizi di telefonia si sono assestati verso il basso per effetto di un riequilibrio tariffario (-14,3%, per un valore pero’ di oltre 16,8 miliardi di euro nell’ultimo anno). La spesa per libri e giornali ha subito invece un crollo verticale (-37,4%). Complessivamente, nel 2016 la spesa per smartphone, servizi di telefonia e traffico dati ha superato i 22,8 miliardi di euro.

Passando al fronte televisivo, la tv tradizionale conferma di avere un seguito elevatissimo, pur registrando un calo nel numero degli spettatori (il 92,2% di utenza complessiva, il 3,3% in meno rispetto al 2016), mentre quella satellitare raggiunge quasi la metà degli italiani (il 43,5%).

Cresce la tv via internet, con web tv e smart tv attestate sul 26,8% di utenza (+2,4% in un anno). Decolla la mobile tv, che ha raddoppiato in un anno i suoi utilizzatori, passati dall’11,2% al 22,1%.

La radio tradizionale perde 4 punti percentuali di utenza, scendendo al 59,1% ma la flessione, stando a quanto evidenziato dai dati, è compensata dall’ascolto via internet attraverso il pc (utenza al 18,6%, +4,1% in un anno). L’autoradio rimane lo strumento preferito dagli italiani per ascoltare le trasmissioni che vanno in onda in diretta (utenza al 70,2%). Complessivamente, la radio si conferma ancora ai vertici delle preferenze degli italiani, con una utenza complessiva dell’82,6% considerando tutti i vettori dei programmi.

La grande novità dell’ultimo anno è rappresentata dalle piattaforme online che diffondono servizi digitali video e audio, come ad esempio Netflix o Spotify. Oggi l’11,1% degli italiani guarda programmi dalle piattaforme video e il 10,4% ascolta musica da quelle audio. Il dato è più elevato tra le persone più istruite, diplomate e laureate (rispettivamente, il 14,1% e il 13,3%). E praticamente raddoppia tra i più giovani: il 20,6% degli under 30 si connette ai servizi video e il 22,6% a quelli audio.

Passando al rapporto della popolazione con la rete, la quota di utenti tra i giovani (14-29 anni) arriva al 90,5%, mentre è ferma al 38,3% tra gli ultrasessantacinquenni: ‘l’89,3% dei primi usa telefoni smartphone, mentre lo fa solo il 27,6% dei secondi. Il 79,9% degli under 30 e’ iscritto a Facebook, contro appena il 19,2% degli over 65. Il 75,9% dei giovani usa YouTube, come fa solo il 16,5% degli ultrasessantacinquenni. Quasi la metà dei giovani (il 47,7%) consulta i siti web di informazione, contro appena il 17,6% degli anziani: il 40,9% dei primi guarda la web tv, contro appena il 7,4% dei secondi. Il 39,9% dei giovani ascolta la radio attraverso lo smartphone, mentre lo fa solo il 3,5% dei longevi. Su Twitter c’e’ piu’ di un quarto dei giovani (il 26,5%) e un marginale 3,2% degli over 65. Situazione opposta per i quotidiani, dove l’utenza giovanile (23,6%) è ampiamente inferiore rispetto a quella degli ultrasessantacinquenni (50,8%).

Tuttavia, i comportamenti mediatici di giovani e adulti sono sempre più omogenei, a dimostrazione di come la rapidità di accesso, la flessibilità nell’impiego dei mezzi e la personalizzazione dei palinsesti siano fattori che – evidenzia la ricerca – iniziano a essere avvertiti come essenziali non solo dagli adolescenti
Nel 2017 viene praticamente colmato il gap nell’accesso a internet, con una utenza dell’87,8% tra i 30-44enni e del 90,5% dei 14-29 enni. Lo stesso avviene per i social network (l’80,4% e l’86,9% di utenza rispettivamente), gli smartphone (l’84,7% e l’89,3%), la tv via internet (il 39,5% e il 40,9%) e gli ebook (il 15,4% e il 15,2%). Tra i media tradizionali si registra l’allontanamento degli adulti dai quotidiani a stampa, letti nel 2017 dal 27,5% rispetto al 46,6% del 2012. Anche in questo caso gli adulti si avvicinano ai giovani, tra i quali nel 2017 i lettori di quotidiani scendono al 23,6% rispetto al 33,6% del 2012.

fonte Censis – Prima Comunicazione

 

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