Con quattro titoli in concorso la Mostra rilancia il cinema italiano, nell’anno in cui debutta la Realtà Virtuale.
Scorrendo l’elenco dei film in rassegna alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in programma dal 30 agosto al 9 settembre, il primo dato che salta agli occhi è la presenza di un nutrito gruppo di film battenti bandiera tricolore. Una sensazione confermata dai dati. Questi, infatti, i numeri: su 1772 lungometraggi e 1611 cortometraggi presenti sulla Laguna, rispettivamente 163 e 178 sono italiani. Senza contare poi quelli che concorrono nelle sezioni collaterali come la Settimana Internazionale della Critica e le Giornate degli Autori – Venice Days. Altri sei titoli italiani poi compaiono nella VR, su 109 in totale. La sigla VR si riferisce a un concorso inedito dedicato ai prodotti di Realtà Virtuale al debutto quest’anno.
«Alla luce degli ultimi sviluppi della rivoluzione che sta cambiando l’esperienza audiovisiva così come era stata configurata a partire dall’invenzione del cinematografo, si potrebbe rispettosamente giocare con la massima hegeliana secondo la quale “tutto ciò che è razionale è reale”, aggiornandola in “tutto ciò che è virtuale è reale”», dice a proposito di questa novità il direttore della Mostra Alberto Barbera. Che continua: «Come approcciare altrimenti un fenomeno sino a pochi mesi fa considerato alla stregua dell’ennesima bizzarria tecnologica, e che oggi sembra invece destinato a trasformarsi in uno dei più imponenti investimenti ai quali l’industria culturale affida una parte consistente del proprio futuro?».
Le proposte di cortometraggi, lungometraggi e installazioni (interattive e non) arrivate quest’anno, il primo della nuova sezione, hanno superato le cento unità.
«È probabile che la VR non sia (non sarà) l’estensione del cinema o il suo futuro, ma qualcosa d’altro e di diverso, destinato a coesistere con esso e a radicarsi in spazi dedicati (sale create ad hoc, musei di arte contemporanea, ecc.). Il fatto, tuttavia, che così tanti artisti e cineasti contemporanei siano al lavoro per sperimentare le potenzialità espressive e creative del nuovo linguaggio, ci è parsa una motivazione largamente sufficiente a giustificare la scelta compiuta», conclude Barbera.
Il cuore della Mostra – che quest’anno sfoggia un inusuale “padrino”, Alessandro Borghi, che aprirà il 30 agosto e guiderà la cerimonia di chiusura il 9 settembre – restano comunque i film nel senso tradizionale del termine. E fra quelli della competizione principale ben quattro sono firmati da registi italiani, pur avendo comunque un profilo internazionale, a partire dal cast.
Ammore e malavita dei Manetti Bros. – interpretato da Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini e Carlo Buccirosso – come Song ‘e Napule, il precedente lungometraggio dei due fratelli registi, anche questa volta è un musical poliziesco ambientato a Napoli. E i Manetti si spingono anche più in là: se nel film precedente c’erano delle canzoni, qui i personaggi si parlano cantando. Nel cast c’è anche il frontman degli Almamegretta Raiz e non manca un “cameo sonoro” del fedelissimo dei Manetti, il rapper e percussionista Ciccio Merolla.
Hannah di Andrea Pallaoro, con Charlotte Rampling e André Wilms, coproduzione Italia, Belgio e Francia, è il ritratto intimo di una donna che non riesce ad accettare la realtà che la circonda e inizia a sgretolarsi. Attraverso l’esplorazione del suo graduale crollo psicologico, il film indaga il confine delicato tra l’identità del singolo, le relazioni umane e le pressioni sociali.
Una famiglia di Sebastiano Riso racconta la vita di una coppia, apparentemente innamorata come agli inizi, che invece dietro a quella quotidianità che sembrerebbe così normale nasconde un terribile progetto di vita portato avanti da lui con lucida determinazione e da lei accettato in virtù di un amore senza condizioni. Un progetto che prevede di aiutare coppie che non possono avere figli. Arrivata a quella che il suo istinto le dice essere l’ultima gravidanza, lei decide che è giunto il momento di formare una vera famiglia. Ma la scelta si porterà dietro conseguenza inevitabili… Patrick Bruel e Micaela Ramazzotti sono i due protagonisti.
Quest’ultima, per una volta non è nel cast di un film del marito Paolo Virzì presente anch’egli in concorso con una pellicola, The Leisure Seeker, interpretata da Helen Mirren e Donald Sutherland. «È un grande onore presentare al Lido il nostro film, insieme ai nostri straordinari interpreti, e una particolare emozione per me tornare in concorso, esattamente vent’anni dopo la fortunata esperienza di Ovosodo, in un’edizione della Mostra che si annuncia particolarmente eccitante», ha dichiarato il cineasta livornese. Scritto da Stephen Amidon, Francesca Archibugi, Francesco Piccolo e dallo stesso Virzì, The Leisure Seeker è liberamente tratto dall’omonimo libro di Michael Zadoorian. Il titolo prende spunto dal soprannome del vecchio camper con cui Ella e John Spencer andavano in vacanza coi figli negli anni ‘70. Una mattina, per sfuggire a un destino di cure mediche, i due salgono a bordo del veicolo e si avventurano sulla Old Route 1, destinazione Key West. Il viaggio è l’occasione per ripercorrere una storia d’amore coniugale nutrita da passione e devozione, ma anche da ossessioni segrete.
Oltre ai quattro italiani, nella selezione ufficiale ci sono altri 17 film per un totale di 21 pellicole in concorso.
Fra i partecipanti non figurano i maestri più celebrati del cinema mondiale, ma i nomi dei registi in rassegna sono fra quelli più intriganti del panorama contemporaneo.
Tra gli altri, ci sono ben sei titoli prodotti negli Usa, anche se in qualche caso, The Shape of Water del messicano Guillermo Del Toro, il regista non è americano. Questi i titoli: Mother! di Darren Aronofsky con Jennifer Lawrence e Javier Bardem; Suburbicon di George Clooney con Matt Damon e Julianne Moore; Downsizing di Alexander Payne, film d’apertura della Mostra, ancora con Matt Damon; First Reformed di Paul Schrader con Ethan Hawke e Amanda Seyfried; e il fluviale documentario (197 minuti!) Ex Libris – The New York Public Library di Frederick Wiseman.
È un documentario molto atteso anche Human Flow del dissidente cinese trapiantato in Germania Ai Weiwei. Dall’Estremo Oriente arrivano anche The Third Murder del giapponese Kore-Eda Hirokazu e Angels Wear White della cinese Vivian Qu. Molto atteso è anche Mektoub, My Love: Canto Uno del franco-tunisino Abdellatif Kechiche.
The Insult di Ziad Doueiri (Francia/Libano), La Villa di Robert Guédiguian (Francia), Lean on Pete di Andrew Haigh (Gran Bretagna), Jusqu’à la garde di Xavier Legrand (Francia), Foxtrot di Samuel Maoz (Israele/Germania/Francia/Svizzera), Three Billboards Outside Ebbing, Missouri di Martin McDonagh (Gran Bretagna), Sweet Country di Warrick Thornton (Australia) completano il quadro della competizione principale.