Niente concorso per gli italiani sulla Croisette. Nelle sezioni parallele, però, i film in rassegna sono ben cinque. Anzi sei, con l’italo-americano Carpignano.   

Dopo l’abbondanza di un paio d’anni fa, con Garrone, Moretti e Sorrentino in concorso, come nella scorsa stagione anche quest’anno il cinema italiano non è presente nella competizione principale del Festival di Cannes, in programma dal 17 al 28 maggio, ma la nostra rappresentanza è comunque massiccia nelle altre sezioni. E non solo. “Eccellenze italiane” come Claudia Cardinale, Monica Bellucci e Paolo Sorrentino, da queste parti veri e propri divi, sono sulla Croisette in forme e modi diversi, ma tutti con un ruolo di rilievo.

Claudia Cardinale, protagonista di tanti capolavori del cinema italiano e internazionale, da Il Gattopardo a 8 1/2, presta la sua immagine giovanile al manifesto ufficiale di questa settantesima edizione. Accompagnerà poi personalmente Nobili bugie, l’opera prima di Antonio Pisu, che viene presentata nell’ambito del Marché du Film 2017.

Monica Bellucci, dal canto suo, è stata scelta come madrina del Festival. Presenta la cerimonia di apertura di mercoledì 17 maggio e  quella di chiusura dell’evento, domenica 28.

Paolo Sorrentino, poi, premio Oscar per La grande bellezza che qui a Cannes ha vinto nel 2008 il Premio della Giuria con Il divo, torna sulla Croisette, dove è stato in competizione altre quattro volte, in qualità di giurato.

Ma tornando ai titoli battenti bandiera tricolore, quelli presenti nelle diverse sezioni della manifestazione sono cinque/sei.   

Fortunata, diretto da Sergio Castellitto e interpretato da Jasmine Trinca, Stefano Accorsi, Alessandro Borghi, Edoardo Pesce e Hanna Schygulla, è uno dei due film italiani presenti nella selezione ufficiale di Un certain regard. L’altro è Dopo la guerra di Annarita Zambrano.

Il film di Castellitto, su soggetto e sceneggiatura della moglie Margaret Mazzantini, racconta la storia di Fortunata, parrucchiera a domicilio che combatte quotidianamente per conquistare il proprio sogno: aprire un negozio tutto suo. L’amore, però, le mette inaspettatamente i bastoni tra le ruote.

Dopo la guerra, opera prima di Annarita Zambrano, interpretata da Giuseppe Battiston, Barbora Bobulova, Fabrizio Ferracane e Jean-Marc Barr, rievoca un periodo storico recente che coinvolge più generazioni. Al centro della vicenda l’assassinio di un giudice all’inizio degli anni Duemila, che riapre vecchie ferite politiche tra Italia e Francia.

Nella Quinzaine des Réalisateurs – selezione parallela dal 1969 a quella ufficiale del Festival – figurano due lavori italiani, più un altro dell’italoamericano Jonas Carpignano.

Cuori puri di Roberto De Paolis è la storia dell’amore tra Stefano e Agnese, due ragazzi che provenendo da mondi opposti dovranno rinunciare a tutto quello che hanno, compiendo scelte difficili. «Al centro del film c’è il tema della verginità: quella del corpo, illusione infantile di purezza, e quella del territorio, metafora di barriere e muri che si alzano a protezione dell’identità. I cuori puri del film, Stefano e Agnese, sono incapaci di tendere al mistero e al rischio della diversità», dichiara il regista, al suo esordio nel lungometraggio. Per questo racconto profondamente calato nella realtà ha condotto una ricerca sul campo «attraversando la periferia dei centri accoglienza e dei campi rom per poi entrare nelle chiese e indagare la realtà contemporanea delle comunità cristiane». Cuori puri è interpretato da Selene Caramazza, Simone Liberati, Barbora Bobulova, Stefano Fresi, Edoardo Pesce e Antonella Attili.

L’intrusa, diretto da Leonardo Di Costanzo, il regista de L’intervallo, è l’altro film della Quinzaine. Protagonista è Giovanna, la fondatrice del centro “la Masseria” a Napoli, dove le mamme del quartiere portano i bambini per sottrarli al degrado, immergendoli nella creatività e nel gioco. In questa oasi cerca rifugio Maria, giovanissima moglie di un killer arrestato per l’omicidio di un innocente. Maria ha due figli. Per le altre mamme è il male. Ma la scelta di Giovanna è più difficile. Dice il regista: «L’intrusa non è un film sulla camorra; è un film su chi ci convive, su chi giorno per giorno cerca di rubargli terreno, persone, consenso sociale, senza essere né giudice né poliziotto. Ma è anche una storia su quel difficile equilibrio da trovare tra paura e accoglienza tra tolleranza e fermezza. L’altro, l’estraneo al gruppo, percepito come un pericolo è, mi sembra, un tema dei tempi che viviamo».

Interpretato dalla coreografa e danzatrice Raffaella Giordano e dall’esordiente Valentina Vannino, il film è scritto dallo stesso Di Costanzo con Maurizio Braucci e Bruno Oliviero.

Poi c’è A Ciambra di Jonas Carpignano, nipote del celebre regista Luciano Emmer. A Ciambra è una comunità rom in Calabria, dove Pio Amato è cresciuto in fretta. A quattordici anni beve e fuma. Da suo fratello maggiore Cosimo impara a esplorare le strade della loro città, Gioia Tauro. Una notte, Pio prova a dimostrare a suo fratello che è capace quanto e più di lui, ma quando le cose vanno male, una serie di eventi cambierà per sempre il modo in cui vede il mondo.

Sicilian Ghost Story di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza è il film d’apertura della 56esima edizione della Semaine de la Critique.

Dopo aver vinto con Salvo nel 2013 il Gran Premio della Semaine e il Premio Rivelazione al 66° Festival di Cannes, i due registi sono stati invitati dal direttore Charles Tesson ad aprire la prestigiosa sezione, la prima volta che questo privilegio tocca a un film italiano. «Antonio Piazza e Fabio Grassadonia aprono la Semaine  con un incredibile film – ha detto Tesson – incrocio di generi diversi, che combina sguardo politico, fantasia e storia d’amore, con potente maestria».

Giuseppe, un ragazzino di tredici anni, scompare. Luna, compagna di classe innamorata di lui, non si rassegna alla sua sparizione. Si ribella al silenzio e alla complicità che la circondano e pur di ritrovarlo, discende nel mondo oscuro che lo ha inghiottito. «Come diceva Leonardo Sciascia, “La Sicilia è tutta una fantastica dimensione e non ci si può star dentro senza fantasia”.  La collisione fra un piano di realtà e un piano fantastico ci ha fatto riconoscere gli elementi che da tempo avevamo davanti agli occhi: un fantasma e la colpa di un mondo che sopprime bambini», raccontano i registi. «Elementi per una ghost story siciliana e, in quanto tale, sul piano di realtà, favola nera; sul piano fantastico, favola d’amore».

Protagonisti sono i tredicenni Julia Jedlikowska, polacca palermitana, e Gaetano Fernandez, del quartiere Zisa di Palermo, entrambi per la prima volta sullo schermo. Al loro fianco gli attori Sabine Timoteo, Vincenzo Amato, Filippo Luna e Nino Prester.

Nella lista del concorso di questa 70esima edizione ci sono nomi noti e nomi nuovi, ma mancano i grandi maestri. Scorrendo l’elenco, spiccano gli americani Sofia Coppola, Noah Baumbach e Todd Haynes, l’austriaco Michael Haneke, il tedesco Fatih Akin e il francese François Ozon. C’è anche il greco Yorgos Lanthimos, negli ultimi anni presenza fissa nei Festival che contano, e il premio Oscar 2012 Michel Hazanavicius.

Ad aprire il Festival è, fuori concorso, Les fantomes d’Ismael di Arnaud Desplechin con Marion Cotillard, Charlotte Gainsbourg, Louis Garrel e Alba Rohrwacher. Dopo di loro, sul tappeto rosso sfilano Tilda Swinton, Jake Gyllenhaal, Paul Dano e Lily Collins per lo sci-fi Okja del coreano Bong Joon-ho.

Regina indiscussa di questa edizione è comunque Nicole Kidman, sulla Croisette con tre film, di cui due in concorso: L’inganno della Coppola, e The Killing of a Sacred Deer di Lanthimos.

In totale saranno presentati quarantanove film, di cui nove opere prime e dodici pellicole dirette da donne. Le nazioni rappresentate in totale sono ventinove.