Da un po’ di anni a questa parte Cortina d’Ampezzo non è più soltanto una località turistica invernale amata dal jet set e meta di appassionati di sci alpino. La Regina delle Dolomiti, come viene chiamata questa elegante cittadina della provincia di Belluno, dal 1996 è anche la patria del cortometraggio. Una ventina d’anni fa, qui è nato infatti Cortinametraggio, il Festival Internazionale del Corto. «Era una rassegna internazionale», spiega l’ideatrice della manifestazione Maddalena Mayneri (nella foto), «da quando l’ho ripreso, nel 2010, è aperto solo ai registi italiani, perché sono loro che hanno bisogno di essere conosciuti e promossi». Interrotta nel 2000, la manifestazione è ripartita una decina d’anni dopo e quest’anno, in programma dal 20 al 26 marzo, tocca il traguardo della dodicesima edizione.

Chiediamo a Maddalena Mayneri: come mai questa interruzione?

«Dopo i primi quattro anni, dato che mio padre stava poco bene, sono dovuta tornare a Trieste, la mia città. Ma anche lì non sono stata ferma e ho iniziato a fare Maremetraggio».

Un altro festival del corto che esiste tuttora.

«Sì, ma quello attuale è diverso. Io ci sono stata fino al 2011, poi ho cominciato a non sentirlo più un festival mio e all’ex socia ho detto: “Tienilo tu”. Nel 2010 li ho fatti entrambi, poi lei non mi ha voluto seguire, così Cortinametraggio lo faccio da sola. Ed è cresciuto in maniera esponenziale, anche se io sono sempre da sola. Ho giusto un team di tre ragazze molto giovani, che però va seguito».

Oggi lei è l’organizzatrice di Cortinametraggio, ma in realtà nasce come pr di musica. Ha seguito anche personaggi importanti, Vasco Rossi, Gino Paoli, i Pooh, i Simply Red, ecc. Come mai è passata a occuparsi di cinema?

«Inizialmente avevo un’agenzia di comunicazione a Padova, poi mi hanno chiamato a lavorare in uno studio discografico, dove mi sono avvicinata un po’ di più al mondo dello spettacolo. Quindi mi sono laureata su Rodolfo Sonego, perché il cinema è sempre stato il mio pallino, e a Cortina avevo avuto la fortuna di conoscere personaggi tipo Monicelli e Gassman, che giravano da queste parti e mi hanno insegnato cosa è il mondo del corto. Ho avuto come madrina del mio primo festival Lina Wertmuller e lei mi ha presentato Paolo Villaggio. Gassman era amico di mia madre. Anche Tognazzi veniva qui. Mi hanno iniziato loro e mi hanno presentato Monicelli, Pontecorvo, ecc.».

Tutti personaggi di primissimo piano del cinema italiano e internazionale…

«Devo tutto a Monicelli e a Pontecorvo che mi hanno dato molti consigli e insegnato tanto. È stata una cosa meravigliosa aver avuto questi maestri che mi hanno fatto innamorare del mondo del cinema e del corto. Io ci ho sempre creduto, dall’inizio fino a oggi. Questo è l’unico festival del genere rimasto ancora in vita dopo tanti anni».

Possiamo dire che è il meglio del meglio del cortometraggio italiano?

«Esatto, è un grande trofeo e la selezione dei migliori corti italiani».

C’è un mondo di registi, nemmeno più tanto giovani, che da anni si autoproducono in maniera indipendente i loro cortometraggi. Se non ci fossero questi festival, non ci sarebbero altre possibilità di vederli. Chi li seleziona?

«Vincenzo Scuccimarra è il direttore artistico dei corti, mentre Cosimo Alemà lo è dei videcolip. I lavori arrivano a me che poi li smisto ai due direttori artistici e loro decidono chi merita di stare in rassegna. Sono arrivati 350-400 corti quest’anno e loro ne hanno selezionati quindici. Un lavoro lungo e difficile».

Ho visto nel programma che in rassegna ci sono pure le web series, novità degli ultimi tempi di cui non si può non tenere conto. Sono state selezionate anche queste o le avete scelte fra quelle di maggior successo?

«Di web series ne sono arrivate una cinquantina e ne abbiamo selezionate tre di altrettanti generi diversi. Una è una commedia demenziale, alla Soliti idioti per intenderci, molto ben fatta. Un’altra con Giorgio Pasotti molto professionale. La terza poi è completamente diversa dalle altre due. È difficilissimo selezionare, anche perché è arrivato molto materiale scadente. Se arrivano delle schifezze, non le guardo neanche, lo capisco subito. Il premio in denaro che va ai vincitori è di soli 1.500 euro, ma abbiamo un parterre importante che viene a studiare questi corti. I contatti li ottiene solo chi merita».

Il parterre in effetti è molto ricco. Ci sono tanti attori, da Elena Sofia Ricci a Maria Grazia Cucinotta, da Gabriella Pession ad Alessandro Preziosi a Luigi Lo Cascio a Lillo…

«Ma  vengono anche produttori, non li abbiamo messi nei comunicati però ci sono: Nicola Maccanico (capo della nuova società cinema di Sky, ndr), Giampaolo Letta (amministratore delegato di Medusa, ndr). Anche la Rai viene a studiare talenti nuovi. È un festival di scouting e di studio da parte di chi il cinema lo fa. Abbiamo riempito tre alberghi. Vincenzo Scuccimarra mi segue dal primo anno della mia carriera cinematografica, senza di lui, che è la colonna portante, chiudererei il Festival. Cosimo Alemà è arrivato quest’anno perché abbiamo aperto al mondo dei videoclip. È un esperimento per il pubblico più giovane, dove viene premiata non la musica ma la regia. Un esperimento lo stiamo facendo anche su Trieste assieme al quotidiano Il Piccolo. Cortinametraggio quest’anno verrà proiettato gratuitamente e in contemporanea al cinema Nazionale. Iniziamo il 20 a Cortina e alla stessa ora lo vedono anche a Trieste. Poi a giugno o a settembre, in collaborazione col comune di Pietrasanta, faremo vedere tutti film premiati quest’anno».