Hong Kong, 15 marzo 2017 (dal nostro inviato)Opportunità per il documentario in Asia: è questo il titolo di una delle conferenze di maggior interesse della terza giornata di lavori al FilMart 2017. Moderata da Ruby Yang, vincitrice dell’Oscar 2007 per il Miglior cortometraggio con The Blood of Yingzhou District, documentario sugli effetti dell’Aids negli orfani del distretto Yingzhou di Fuyang, Anhui, Cina, la conferenza annoverava come relatori Jeong Joong Kim, produttore di KBS (Sud Corea); Takahiro Hamano, produttore per la giapponese NHK; e Ruby Chen, cofondatrice di CNEX (Taiwan).

Tutti hanno mostrato alcune sequenze delle loro produzioni, sottolineando il fatto che le strade del documentario, abitualmente percorse dai filmaker americani ed europei – vedi gli ultimi successi del nostro Gianfranco Rosi, Leone d’oro a Venezia con Sacro GRA, Orso d’oro a Berlino e successiva nomination agli Oscar con Fuocoammare – sono ancora tutto sommato nuove per i cineasti asiatici. Considerando pure il fatto che ottenere un budget adeguato per questo genere di prodotti non è così facile, non essendoci un ritorno finanziario certo. Particolarmente interessanti, a nostro parere, sono un paio di film presentati attraverso poche, ma significative immagini.

Plastic China, un lavoro del 2016 della taiwanese Cnex, racconta da vicino il mondo che ruota intorno alle discariche di materiale plastico, della cui spazzatura la Cina è uno dei maggiori importatori al mondo.

Dear Red Children della giapponese NHK, coprodotto con la Cina e diretto da un giovane regista cinese, è un documentario che rivela un mondo sconosciuto, quello dei cosiddetti “figli rossi”, un paio di centinaia di ragazzi e di ragazze, ora tutti anziani, provenienti da diversi Paesi del mondo (Francia, Stati Uniti, Regno Unito, ecc.), che presero parte e furono poi vittime della Rivoluzione culturale. Sempre dalla NHK proviene il film sul terribile terremoto che sconvolse il Giappone l’11 marzo del 2011, con le conseguenti esplosioni nella centrale nucleare di Fukushima.

Più drammatico dei film di finzione con le sue storie che raccontano la realtà, il genere documentario, come dimostrano gli esempi di cui sopra, sta vivendo una stagione nuova nel continente asiatico, per una ricerca di nuovi contenuti, nel segno della diversità e della qualità.

Di finzione pura è invece il nuovo film prodotto e interpretato da Andy Lau, divo del cinema di azione. Un pubblico numeroso e appassionato ha affollato il Galaxy Theatre per la conferenza stampa di presentazione di Shock Wave. Trailer, making of, interviste al cast per uno dei grandi eventi cinematografici di quest’anno a Hong Kong e in Asia.

Uno degli altri seminari di spicco della giornata è stato il Digital Entertainment Summit 2017, ovvero Passato e futuro del fare cinema, tra nuovi contenuti e prospettive degli effetti visivi. Hanno conversato intorno al tema della creazione di contenuti e degli effetti speciali come elementi essenziali per il successo di un film: Takafumi Yuki, produttore (Giappone); Eddie Leung, insegnante presso la School of Creative Media, City University of Hong Kong; Genki Kawamura, produttore del film giapponese Your Name, quarto incasso di sempre in Giappone e il più alto nel mondo per un film d’animazione; Daniel Son, capo della divisione VFX di Digitalidea (Sud Corea), compagnia che ha prodotto il film Train to Busan e il recente Goblin: The Lonely and Great God; Felix Xu, amministratore delegato della cinese Illumina, autore, negli ultimi dieci anni, degli effetti speciali di dozzine di produzioni.