È un documentario, o meglio un docufilm, perché una lieve traccia di fiction esiste, il film del siciliano Marco Amenta, documentarista e regista molto legato alla sua terra dove ha girato diversi suoi lavori, compreso l’unico di finzione, anche se tratto da una storia vera, il bellissimo La siciliana ribelle.
In Magic Island si mette alle calcagna del protagonista della storia, Andrea Schiavelli, e gli sta addosso, con discrezione, dalla prima all’ultima sequenza.
Andrea è un musicista statunitense (polistrumentista, per l’esattezza, nel film lo vediamo suonare il piano, la chitarra e l’armonica a bocca con uguale perizia) ed è figlio di Vincent, caratterista del cinema americano degli anni Settanta morto nel 2005 all’età di 57 anni, noto soprattutto per la partecipazione ad alcuni film di spicco della cosiddetta Altra Hollywood, come Taking Off di Milos Forman, di cui resta memorabile la sua esilarante lezione sull’uso della marijuana ad alcuni genitori per aiutarli a comprendere i figli adolescenti, e soprattutto il ruolo di Fredrickson, uno dei degenti dell’ospedale psichiatrico di Qualcuno volò sul nido del cuculo, quello che fumava le sigarette con fare voluttuoso.
Tutto il film si snoda nel percorso di questo figlio che vuole riannodare i fili della propria vita andando a recuperare quel rapporto col padre, ormai defunto, che non è mai riuscito ad avere quando questo era in vita, spesso assente e lontano («ci sentivamo una volta ogni tre settimane», dice a un certo punto del film). Vincent prima di morire si era trasferito in Sicilia, nel paese di Polizzi Generosa di cui era originaria la sua famiglia (curiosamente, venivano da lì anche i nonni di Scorsese) e lì è seppellito. Andrea ripercorre le orme del padre, che era cresciuto a Brooklyn, dove come lui si è trasferito da Los Angeles, e parte per l’Isola Magica, che così gli appare quando mette il naso fuori dalla cabina della nave che lo sta portando a Palermo. Qui ritrova gli amici del padre, il regista Salvo Cuccia, il tuttofare Nino e Katia, l’ultima compagna di Vincent. Per dieci anni Andrea ha evitato di affrontare il dolore per la scomparsa del genitore, ma ora è venuto il momento di fare i conti col passato e di far pace con l’ingombrante figura paterna. Di fronte alla tomba del padre, crolla in un pianto dirotto, ma da quel momento il suo cuore si libera di tutto ed è come se potesse riabbracciare suo padre attraverso le tante piccole e grandi cose che ha lasciato.
Magic Island è un film sulla ricerca delle proprie radici, dell’identità e sull’elaborazione del lutto. Da non perdere la bellissima canzone sui titoli di coda eseguita alla fine del film e il brano successivo, realizzato anche con l’ausilio dei materiali sonori raccolti e montati da Andrea durante il suo soggiorno siciliano.
Magic Island
di Marco Amenta
con Andrea Schiavelli