Nel suo secondo film da regista, Pif racconta lo sbarco americano, l’evento che ha cambiato per sempre la storia della Sicilia, dell’Italia e della mafia.
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Mentre in Tv sta per debuttare la serie ispirata al suo primo film da regista, La mafia uccide solo d’estate, Pierfrancesco Diliberto, meglio noto come Pif, fail bis dietro alla macchina da presa con In guerra per amore. L’opera seconda dell’ex Iena, una produzione Wildsidecon Rai Cinema, la cui sceneggiatura è firmata, come per il film d’esordio, da Michele Astori, Marco Martanie dallo stesso Pif, è uno degli eventi di preapertura della Festa del Cinema di Roma che è stata proiettata in anteprima alla Sala Petrassi. Girato per nove settimane complessive tra la Sicilia e Roma, In guerra per amore è una commedia romantica che racconta, alla maniera di Pif, l’origine dell’ascesa della mafia. È ambientato all’epoca dello sbarco degli americani in Sicilia durante la Seconda guerra mondiale. Arturo, interpretato dallo stesso Pif, è il protagonista della vicenda, che per riuscire a ottenere la mano della sua amata Flora, impersonata da Miriam Leone, deve arruolarsi nell’esercito americano. Nel cast figurano anche Andrea Di Stefano e Stella Egitto. Da grande comunicatore quale è, Pif, qualche mese fa, ha sperimentato quella che è un’assoluta novità per un set cinematografico italiano: il racconto in tempo reale e in modo innovativo su Twitter, dal suo profilo ufficiale, dell’ultima giornata di riprese del film. Foto e video, collegamenti e interviste esclusive hanno permesso ai follower di respirare l’atmosfera unica del set.
Prima dell’estate, poi, a riprese finite, il regista ha continuato nel lavoro di promozione della pellicola presentando in anteprima nazionale il trailer di In guerra per amore, in occasione della sesta edizione di Trame, Festival dei libri sulle mafie che si svolge a Lamezia Terme.
«Lo sbarco degli americani in Sicilia del 1943, evento di cui non si sa molto, è avvenuto un anno prima dello sbarco in Normandia- ha raccontato Pif a Lamezia – Io stesso non conoscevo questa storia, ho iniziato a studiarla due anni fa, mentre preparavo uno speciale Rai per i 70 anni della Festa della Liberazione, condotto da Fabio Fazio. In quell’occasione ho fatto un collegamento proprio dalla spiaggia dove avvenne lo sbarco, nella zona tra Gela, Licata e Scoglitti, nel sud della Sicilia. Lo sbarco degli americani nel ‘43 è un episodio storico trascurato che ha segnato la storia del nostro Paese». Per realizzare il film, l’attore e regista siciliano ha raccolto diverse testimonianze: «Ho incontrato un uomo che era bambino quando è avvenuto lo sbarco e abitava in una casa a cinquanta metri da dove sono sbarcati gli americani. Immaginate cosa significa…». Non solo testimonianze e sopralluoghi, ma anche ricerche storiche sono alla base del film: «Dai documenti dei servizi segreti Usa risulta che la mafia è stata un loro interlocutore, ma la storia ci insegna, anche politicamente, che stare con il male per fare del bene non funziona. Ci si unisce col bene per fare del bene, oppure si va da soli». «Ricreare i luoghi è stato difficile – continua Pif – non volevo un paese dove altri registi siciliani avessero già girato i loro film, ho deciso quindi di inventare una cittadina che non esiste e ho scelto Erice, un paesino sopra Trapani, a 700 metri sopra il mare. Sono felice di aver girato lì il film anche se è stato faticoso perché la mattina c’è nebbia e fa freddo, sembra di stare in Trentino Alto Adige, ma per fortuna alle 10.30 la nebbia se ne va. È stato faticoso ma ho avuto delle grandi soddisfazioni, è bellissimo lavorare con gli abitanti dove non è mai stato girato un film . L’unico problema di Erice è che lì fanno dei dolci buonissimi, deliziosi, le genovesi. Bisognerebbe andarci anche solo per questo!