Come hanno detto in tanti: “Il cinema è un sogno”, ma una specie di “sogno premeditato”, perché c’è uno sceneggiatore che il sogno lo scrive. Ma quale è il sogno di chi lavora con il cinema: registi, scrittori, produttori, attori, operatori, tecnici, critici, giornalisti, esercenti? Il sogno più grande è quello di poterlo fare. Quanti talenti di grande esperienza o giovani pieni di entusiasmo e idee, se ne avessero la possibilità, potrebbero fare del buon cinema. Continuare una tradizione che in Italia viene da lontano.
Che per decenni ha sostenuto il confronto col resto del mondo, che ha fatto scuola, che continua, nonostante la disparità incolmabile negli investimenti con
Usa, India e altre ricche fabbriche della Settima Arte nel mondo, a fare film di qualità, a prendere Oscar per le immagini o per i suoni, per la regia o la recitazione.
Negli ultimi anni, con una diminuzione sempre più tragica di contributi e finanziamenti da parte dello Stato, siamo arrivati allo stremo. Fare un film è quasi un miracolo e, se non ci sono Rai, Mediaset o Sky alle spalle, è addirittura impossibile.
Ed ecco che arriva una specie di sogno, apparso nei giorni scorsi: Renzi e Franceschini che dichiarano, imprevedibilmente, che i finanziamenti al cinema italiano aumenteranno del 60%. Beh, se se non si tratta di fantascienza o di pura propaganda politica, lasciateci dire che questo sogno si trasforma addirittura in “miracolo”.
Qualcuno mormora che ci sia di mezzo la coda del Diavolo, anzi di un Piccolo Diavolo, che avrebbe esternato le sue preferenze al referendum, non certo, come qualcun altro ha biecamente commentato, per trenta denari.
Duecentomila euro per un artista come Benigni sono addirittura al di sotto della sua valutazione di mercato, perché non dimentichiamoci che nel bene e nel male esiste un mercato e un grande attore, premio Oscar, famoso e apprezzato in tutto il mondo, ha una valutazione di mercato certamente adeguata alla sua popolarità.
Ecco, se il sogno si avverasse proprio perché Benigni, prima di prendere posizione avesse detto in toscano “Presidente, ma la vuoi fare una cosa di sinistra? Rimetti in moto il genio italiano nel cinema!”, nessuno di noi, credo, chiamerebbe questo sogno, perché anche questa mia fantasiosa ricostruzione è al momento un sogno, un compromesso, ma amore smodato per il cinema, quell’amore che ti fa superare, remore e riserve anche a costo di qualche sacrificio di immagine.
Renato Marengo