Imponenti ed eleganti, fieri ed evocativi, perfino commoventi: decine di cavalli di legno, sabbia, bronzo, marmo sono apparsi nella notte fra il 14 e il 15 settembre a Roma. L’autore di questa magia è Gustavo Aceves, artista messicano che giovedì 15 presso i Mercati Traianei ha presentato alla stampa la sua spettacolare opera intitolata Lapidarium.
Si tratta di un intervento scultoreo monumentale di arte contemporanea che sposa l’archeologia romana. I cento cavalli «tutti originali, non ci sono multipli, sono pezzi unici, ognuno diverso dall’altro», come ha sottolineato Francesco Buranelli, curatore della mostra, fino all’8 gennaio popoleranno i vari livelli dei Mercati di Traiano, per un percorso che si snoda fino all’Arco di Costantino e alla Piazza del Colosseo.
«”Lapidarium” è un work in progress», ha detto Gustavo Aceves, «nel corso dei prossimi giorni altri elementi si aggiungeranno a quelli già installati». Roma è una delle tappe di un tour intorno al mondo iniziato nel 2014, anno in cui fu presentato in anteprima a Pietrasanta, città toscana in cui l’artista di Città del Messico vive e lavora da qualche tempo. La sua inaugurazione ufficiale è avvenuta nel 2015 a Berlino, alla Porta di Brandeburgo, così che un gran numero di persone hanno già avuto l’opportunità di assistere alla meraviglia di quest’opera mastodontica.
L’opera straordinaria di Aceves intende dare una risposta dinamica e forte a una delle questioni più pressanti e dibattute dei nostri tempi: l’emergenza migratoria. L’artista raggiunge questo obiettivo dando forma al pensiero che si tratti di una crisi dalle radici profondamente radicate nella storia, dal momento che ogni scultura rappresenta un momento di una particolare diaspora della storia antica. Per l’artista la salvezza del mondo «sta nel coraggio, la cui radice etimologica è la parola cuore». Non a caso, a conclusione o al punto di partenza del percorso della mostra (dipende da come lo si vuol leggere), nel punto più alto dei Mercati di Traiano, Aceves ha posto l’ultimo (o il primo) dei suoi cavalli, del quale, osservando con attenzione si riesce anche a vedere, attraverso le costole, un grande cuore. Fatto di materia inerte, eppure vivo.