Dopo la troppa grazia dello scorso anno – quando in competizione al Festival di Cannes c’erano tre pezzi da novanta del cinema italiano e internazionale come il premio Oscar Paolo Sorrentino con Youth – La giovinezza, il pluripremiato, proprio sulla Croisette, Matteo Garrone con Il Racconto dei Racconti e l’amatissimo da queste parti Nanni Moretti con Mia madre – nell’edizione numero 69 della rassegna francese non ci sono nostri connazionali in concorso.

In realtà, però, nelle sezioni parallele del Festival, Un certain regard, Semaine de la Critique, Cinéfondation e soprattutto Quinzaine des Réalisateurs, tra lunghi e cortometraggi figurano ben otto prodotti battenti bandiera tricolore, per una selezione comunque raffinata, sentimentale e giovanile.

Un’eccellenza italiana costituita, tra gli altri, da nomi come Paolo Virzì, che presenta la sua ultima fatica La pazza gioia, Marco Bellocchio, sulla Croisette con Fai bei sogni, Claudio Giovannesi con Fiore e Stefano Mordini con Pericle il Nero.

A proposito di italiani che si fanno valere nel mondo, all’ultimo FilMart di Hong Kong abbiamo incontrato e intervistato il professor Giovanni Robbiano, regista e sceneggiatore (Fuoco amico TF45), che oggi dirige il FAMU (Faculty Academic of Film & TV) di Praga.

Ospite della ventesima edizone del “mercato del cinema e della tv più grande dell’Asia”, il cineasta-docente ha indicato la nuova Via della Seta (“Belt & Road”) dell’industria cinematografica, la coproduzione internazionale fra due o più Paesi, anche di Oriente e Occidente.

Ma andando a Cannes, su suggerimento di Franco Bixio, subito da noi condiviso, abbiamo realizzato un intero supplemento dedicato a colui che in questo momento sta portando alta più di tutti la bandiera italiana nel mondo, ovvero Ennio Morricone, fresco vincitore del secondo premio Oscar, questa volta per la musica di The Hateful Eight di Quentin Tarantino. Per dare il giusto rilievo alla figura del grande compositore in un festival internazionale come quello che si tiene da 69 anni in Costa Azzurra, lo speciale è tutto in lingua inglese.

Renato Marengo